In tutte le tecniche usate, ogni fase del lavoro è fatta rigorosamente a mano. Non ci sono né serigrafie né scorciatoie. Questo perché la forza del simbolo vive principalmente attraverso chi lo compone e chi lo compone si arricchisce interiormente del processo creativo di realizzazione.
Vengono realizzati su tavole di legno ricoperte con sabbia, cemento, scagliola, ecc. poi opportunamente gessate per renderle il più possibile simili a frammenti di muro staccato e affrescato.
A seconda delle dimensioni, si usano colori minerali e miscela di tuorlo d’uovo, come nelle icone, oppure colori acrilici.
Sono rifinite con uno strato di cera liquida.
Sono modellati in creta. A volte sono terre-crude, incollate su di una base di legno di supporto, a volte sono terre-cotte di spessore adeguato alle dimensioni.
Le crete utilizzate sono di diversi colori e mescolate a sabbie e polveri varie.
Per i bassorilievi da esterno, più grandi, si usano anche cementi e diversi materiali da costruzione. Il rilievo può essere creato con creta, corda, ecc.
L’icona non è ‘dipinta’ ma è ‘scritta’ come una Parola rivolta a chi la contempla.
Si usa una tavola di legno preparata con colla di coniglio per otturare i pori. Sempre con colla di coniglio viene poi incollata sopra una sottile tela di lino o cotone.
Su di questa si procede alla gessatura, mescolando vari tipi di gesso alla colla riscaldata, in vari strati successivi. Segue poi la levigatura con pietra pomice e carta vetrata per ottenere un fondo liscio e omogeneo.
Prima della stesura dei colori si passa il disegno a matita e china e si definiscono le zone che saranno dorate.
Nella doratura a oro libero bisogna passare nella zona vari strati di bolo mescolato ad albume di uovo, ciascuno levigato accuratamente prima di stendere il successivo.
L’applicazione della foglia d’oro è un passaggio delicato e attento. Finita questa fase, si passa alla pulitura dei contorni del disegno.
Quando si inizia la parte pittorica quindi, si è già lavorato a lungo sulla tavola: è un procedimento che richiede parecchi giorni e l’attesa della asciugatura delle varie fasi.
L’iconografo VIVE sin dall’inizio un processo nascosto che lo fa per così dire ‘entrare’ in sinergia con il soggetto che rappresenterà.
I colori usati sono minerali e terre diluiti in una emulsione a base di tuorlo d’uovo e vino.
Alcuni iconografi ancora triturano le pietre per ottenere le polveri minerali coloranti.
La tempera all’uovo è una tecnica classica che risale a Bisanzio e al mondo antico. La tavola è importante sia per la pittura che per la conservazione (tiglio, pioppo, betulla, cipresso e altre. Anche il pino purché non sia resinoso). La cornice (culla) impedisce che si incurvi insieme alle zeppe posteriori. La cornice è conforme al senso dell’icona perché evita la creazione dell’illusione.
L’iconografo è libero nella creazione degli accordi tra i colori, nelle sfumature, e nelle tonalità. Per i colori si basa principalmente sui principali significati simbolici dei colori e dei personaggi ma la sua tavolozza è personale. Con l’uovo resistono di più alla decomposizione chimica della luce di quelli a olio o acquerello. L’abilità è nel tener conto dei colori positivi e negativi e come uno traspare nell’altro.
Si va dall’ombra alla luce, è una tecnica che risale al ritratto ellenistico passato per Bisanzio. Sui colori di base scuri, in strati successivi, si definiscono le zone di LUCE, fino ad arrivare agli ultimi dettagli che possono essere anche bianco puro.
Come nel processo alchemico, si passa quindi dall’ombra alla luce.
L’assist è l’applicazione di oro in vari dettagli della composizione, usando speciali colle e foglie d’oro a decalco.
Quando i colori sono seccati bene si procede alla stesura del protettivo che può essere olifa o particolari cere.
L’olifa protegge dall’umidità, luce e aria, dà profondità ai colori, li rende più trasparenti e dona loro un tono dorato, unificando i colori. Tuttavia l’olifa trattiene la polvere, nel tempo i colori perdono brillantezza e diventano più cupi (per restaurarli basta rimuovere l’olifa). Nessuna vernice come l’olifa penetra in ogni strato della pittura, la consolida e la pietrifica. E’ grazie all’olifa che si sono conservate le icone antiche. Ci vuole competenza sui materiali, abilità nelle varie fasi, sin dall’intonaco, conoscenza delle sostanze. Nonostante le difficoltà, gli iconografi non hanno adottato la pittura a olio se non nelle fasi di decadenza; in Russia è entrata solo nel 1700.
I materiali che compongono l’icona hanno tutti una particolare simbologia:
Nelle icone tecniche e significati si compenetrano fino a fondersi.
Tutto è riportato ad un ordine supremo, divino, non c’è disordine (= peccato). Elementi:
La prospettiva rovesciata non assorbe lo sguardo dello spettatore ma lo trattiene concentrando la sua attenzione sulla rappresentazione
Sono frammenti irregolari di legno, con una lunga storia alle spalle. Il disegno è ispirato dalla forma, è veloce, istintivo.
I colori sono mescolati a cere liquide e applicati senza supporto preventivo per usufruire meglio delle peculiarità del legno, che entrano così a fare parte della rappresentazione.
Dopo l’asciugatura, sono rifiniti di nuovo con cere liquide.
Si stendono i colori mescolati a varie vernici su di un largo foglio di nylon, creando l’armonia dei colori che saranno poi usati per l’opera finita.
Il nylon viene poi tagliato a strisce sottili e infine in tessere.
Il supporto può essere una lastra di plexiglass, che valorizza la trasparenza dei colori e rende il mosaico estremamente leggero nonostante sembri fatto con pietre dure, oppure in legno.
Le tessere sono incollate una a una sul disegno preventivamente preparato. Alla fine si passa una finitura protettiva.
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